“Elena, sei sempre uguale!”. Lei strinse gli occhi miopi, mentre Fofò la strattonava. Ma focalizzò la sua attenzione sulla orrende scarpe con tacco a spillo nere.
Una farfalla avrebbe dovuto decorarle, ma le imbruttiva. ” Mafalda De Caro, mia compagna di 4 C?”- avanzò una ipotesi, poco convinta. Annuì da sotto il cappellone elegante. “Che cambiamento!”, non poté fare a meno di sussurrare.
“Visto? E’ merito di mio marito Andrew: ha un atelier”, si affrettò a continuare Mafalda cui il vento aveva acciuffato il cappello che rotolava sul selciato. Ad Elena stava scappando una risata: la scena era degna delle comiche d’autore.
Fofò riuscì a liberarsi. Ora erano in due ad inseguire il cappello.
Tornato l’ordine, Mafalda le raccontò, sedute ad un caffè davanti a due cappuccini, i suoi anni in giro per i college d’Europa, prima di incontrare l’uomo che, a detta sua, le aveva capovolto la vita.
“Insomma sei soddisfatta, felice..”, la domanda sfuggì quasi dai pensieri di Elena.
Ancora se la rammentava la sua ex compagna, esile, impacciata che le passava i compiti di latino. Portava sempre la coda di cavallo con un nastro azzurro e le avevano appioppato il nick name di “cavallina”.
“Felice sarei se potessimo avere un figlio”, rispose a fatica Mafalda visibilmente toccata dalla pena. “Ci siamo affidati ai migliori ginecologi, ma son 3 anni che ci proviamo”, le confessò a vice bassa come se fossero ancora al liceo.
Si faceva tardi ed Elena aveva lasciato a metà un abito color panna con maniche a sbuffo. “Vienimi a trovare, mi fa piacere rivederti”, e scrisse l’indirizzo alla ex compagna nella speranza di rivederla.
Tornata a casa una sorpresa l’accolse. ( Fine parte 2)